Nato a Tortona, in Piemonte, Lorenzo Perosi proviene da una famiglia di musicisti di forte sensibilità religiosa: da quasi 200 anni, tutti gli antenati di Lorenzo erano stati musicisti di chiesa. Nel 1890, a 18 anni e ancora studente, Perosi ottiene il suo primo incarico professionale come organista presso l'Abbazia di Montecassino. Dapprima a Imola dal novembre 1892 all'agosto 1894, si trasferisce successivamente a Venezia dove ottiene l'incarico di Maestro della Cappella Marciana presso la Basilica di San Marco. Nel 1895 diviene sacerdote. A Venezia inizia a comporre moltissima musica, un periodo estremamente prolifico che durerà fino alla morte e che vedrà la nascita di alcuni dei suoi lavori più importanti. Secondo la biografa Graziella Merlatti, Perosi fu autore di circa 3.000 - 4.000 composizioni, moltissime delle quali ancora attendono la pubblicazione, diventando il più prolifico compositore di musica sacra del XX secolo: di lui Giacomo Puccini ha detto: "C'è più musica nella testa di Perosi che nella mia e in quella di Mascagni messe insieme".
La creatività cameristica di Lorenzo Perosi comprende una trentina di composizioni. Un corpus musicale che contribuisce già ad un primo sguardo a sfatare il pensiero, forse troppo semplificatore, che relega Lorenzo Perosi nell’alveo musicale esclusivo del “sacro” o del liturgico.
Dimostrazione della complessità musicale, della ricchezza della produzione compositiva e della continua ricerca stilistica operata dal compositore, tra ancoraggio al classico e sperimentazione, è l’ampia produzione in ambito cameristico. In essa si annoverano tre trii per archi, sedici quartetti per archi, quattro quintetti per archi e pianoforte, la suite per violino, violoncello e pianoforte, due per violino e pianoforte, un corale con variazioni per archi, e composizioni per harmonium, pianoforte ed organo.
È un corpus notevole che vede la luce con lo spirare dell’Ottocento per spingersi sino agli anni ’30 del Novecento; è, questo, il periodo più fertile che assiste al sorgere, di getto, dei trii, quartetti e quintetti. Un periodo, purtroppo, segnato anche da una forte dose di disagio esistenziale. Se di questo si è giudicato molto, mescolando realtà e giudizio, poca attenzione si è prestata alla sintonia tra creatività cameristica della maturità, e la profonda crisi spirituale, artistica ed umana che colse il Maestro.
I quattro quintetti per archi e pianoforte risalgono agli anni 1930 e 1931, che proseguirono il colossale progetto cameristico realizzato in circa trenta anni di attività. Si tratta di composizioni composte di getto, specchio di un estro incontenibile, fresco e genuino.