Nei 5 Preludi op. 16 emerge il carattere lirico e chopiniano tipico delle composizioni giovanili di Alexander Scriabin. L’alternanza dei preludi, spesso di carattere malinconico, è uniformata dalla presenza di una costante instabilità emotiva che anticipa di molti anni il gusto “dionisiaco” che caratterizzerà la produzione matura del compositore russo.
La musica di Gabriel Fauré si distingue invece per eleganza e raffinatezza d’espressione: una scrittura pulita e senza eccessi che pone la melodia al primo posto e che predilige le piccole
forme. Il Tema e variazioni op. 73 si pone come un mosaico di queste piccoli gioielli e dimostra come una tecnica compositiva fine e dettagliata sia in grado di generare universi sonori sempre
rinnovati; in quest’opera il tema principale svanisce lentamente all’interno delle sue stesse variazioni diventando sempre più rarefatto e impalpabile.
Antonín Dvořák conclude il programma con il Quintetto per pianoforte n. 2 in la maggiore, op. 8, una composizione che esprime l’energia e il lirismo del tardo Romanticismo. Il quintetto, scritto nel 1874, presenta una ricca tessitura melodica e ritmica, con dialoghi vivaci tra il pianoforte e il quartetto d'archi. Dvořák utilizza influenze folk della sua terra boema e una struttura classica per creare un'opera di grande espressività e varietà timbrica.