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Giovedì 24 novembre Torlonia ore 20
La Musica è una cosa meravigliosa: George Gershwin
Un americano a Parigi, Rapsodia in blue e tanta musica di e intorno a Gershwin
Stefano Valanzuolo, narrazione
Fiorenzo Pascalucci, pianoforte

Non sappiamo se Maurice Ravel, ospite d’onore del party allestito con sfarzo da Eva Gauthier, quella sera abbia spento le fatidiche candeline sulla torta. Sappiamo, invece, che la festa a New York per i suoi 53 anni fu allietata da un giovane compositore e pianista americano, rigorosamente in smoking come tutti gli altri invitati. Si chiamava George Gershwin e, per l’occasione, si esibì sul grande Steinway di casa, passando da “Rhapsody in Blue” a “The man I love”. Era il 7 marzo del 1928, data non sottovalutabile per la storia della Musica.
Gershwin avrebbe introdotto Ravel ai piaceri del Cotton Club e del Savoy Ballroom di Harlem, svelandogli un nuovo universo sonoro e il talento nascente di Duke Ellington. Per sé, il brillante compositore americano avrebbe voluto niente altro che un avallo, una consacrazione che gli venisse dall’ambito classico. Pregò Ravel di dargli lezione di composizione, ma il francese declinò la proposta, ritenendo che Gershwin non ne avesse bisogno. Qualche anno dopo, anche Schoenberg, di fronte alla stessa richiesta, si sarebbe defilato, preferendo limitare le frequentazioni con il collega americano, diventato nel frattempo il compositore più ricco del mondo, ai campi di tennis.
Il confronto con la musica ed i musicisti di area “colta” rimase, per Gershwin, una sorta di ossessione per tutta la vita. Irrisolta, ad onta del successo. E mentre Ravel cominciava a mietere successi alla Carnegie Hall, l’autore della “Rhapsody” volava a Parigi, sulle orme di Debussy, di Stravinskij o di chiunque potesse farlo sentire adulto, maturo, compiuto. Di chiunque potesse dargli, insomma, la sospirata patente di “Maestro”.
Sulla rotta New York - Parigi, inaugurata simbolicamente da Lindbergh proprio in quegli anni, si snoda il racconto dello spettacolo, sospeso tra aneddoti e capolavori, tra speranze e delusioni, tra musiche e musica, tra fama e denaro. Tra Gershwin e Ravel. Con la partecipazione straordinaria - e non sempre amichevole - di Debussy, Schoenberg e Stravinskij.



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